Alfredino – Una storia italiana, un dolore restituito onestamente

La locandina della serie – foto dal web

Una miniserie atipica, “poco italiana”, che restituisce il dolore di una vicenda che ha segnato la storia del nostro Paese. Un dolore potente e delicato al contempo, per guardare al domani imparando dal passato

Quando Alfredino Rampi, di soli 6 anni, cadde in un pozzo artesiano a Vermicino, vicino Frascati(RM), avevo un anno e, pur ricordando quel periodo(nonostante fossi piccola), non ho ricordi diretti della vicenda, semplicemente perché quella maledetta diretta non la seguimmo. Erano già troppe le immagini traumatiche che si vedevano nei tg dell’epoca; figuriamoci una diretta televisiva ansiogena come quella.

Negli anni mi sono appassionata a questa triste storia, non solo perché si trattava di un bambino della mia generazione, ma anche perché volevo entrare in qualcosa di diverso e di più analitico. Che cosa era stato questo triste capitolo della storia italiana? Ne hanno parlato in tanti, nel corso del tempo: chi ha affermato sia stato l’inizio della cosiddetta “tv del dolore”, chi ha ritenuto sia stata inopportuna una diretta così lunga, chi, invece, si è sempre soffermato sul grottesco contorno dei tanti morbosi(venditori di panini con la porchetta compresi), accorsi vicino al pozzo per assistere a tentativi di soccorso improvvisati e via dicendo.

La serie tv di Sky si tiene lontano dal morboso e dalle lacrime facili

Alfredino – Una storia italiana, miniserie di Sky (e disponibile anche su Now tv, dove l’ho vista io), avrebbe potuto pigiare il tasto sul melodramma, sulle lacrime di coccodrillo di media, critici tv o gente “comune”, sulla recitazione forzata e sussurrata(come accade in tanto cinema e fiction italiana), sulla morbosità che tanto ha caratterizzato quella terribile vicenda, ma non lo ha fatto. All’inizio del primo episodio si vede una famiglia, i Rampi, sostanzialmente felice, al mare, mentre una radiolona diffonde le note di Per Elisa di Alice e Alfredino corre e gioca in spiaggia (l’attore bimbo gli somiglia moltissimo!). Bella è anche la scena in cui il bambino gioca vestito da Mazinga, mentre ascolta Rock ‘n’ Roll Robot di Alberto Camerini. Del resto, erano quelle le canzoni del 1981 in Italia… Un quadretto familiare spezzato da una tragedia e per il resto delle puntate Kim Cherubini(l’attore che interpreta Alfredino) non si vede più. C’è tutta la ricostruzione dei fatti, con nomi e cognomi di chi fu coinvolto in quei 3 giorni terribili (dal 10 al 13 giugno). Unica nota stonata: perché utilizzare Impressioni di Settembre della PFM? Nel 1981 non solo non l’ascoltava nessuno(ai tempi il concetto di “vintage” non c’era e le canzoni di 10 anni prima finivano nel dimenticatoio, almeno nelle trasmissioni radiofoniche). Ottima, invece, la scelta di inserire il brano Alfredo dei Baustelle(dedicata proprio ad Alfredino Rampi), vera poesia fuori campo. Quella sì che è stata una scelta azzeccata!

Parallelamente alla ricostruzione fedele dei tentativi di salvare il bambino, ci sono non solo la quotidianità dei genitori di Alfredino (interpretati da una convincente Anna Foglietta e Luca Angeletti, somigliante al vero papà del bimbo), ma anche quella dei ragazzi speleologi (Bernabei, interpretato da Daniele La Leggia e Monteleone, interpretato da Giacomo “Spadino” Ferrara), del comandante dei Vigili del Fuoco Elvenio Pastorelli (un immenso Francesco Acquaroli), di Nando Broglio (un potente Vinicio Marchioni) e di Angelo Licheri, colui che rimase a testa in giù per 45 minuti per cercare di afferrare e imbragare Alfredino, sceso a più di 60 metri di profondità nel pozzo. C’è anche un irriconoscibile Massimo D’Apporto nei panni del Presidente Pertini.

Non esistono, quindi, personaggi inventati e nemmeno uno spoiler, ovviamente, dato che sappiamo come, purtroppo, era andata a finire. Ma c’è anche qualcosa di molto significativo: il “dopo” della tragedia, con la ricostruzione della nascita del Centro Alfredo Rampi e del consolidamento della Protezione Civile, fortemente voluti da Franca, la mamma di Alfredino.

Da una tragedia a un segnale di forza e speranza e, a un certo punto, avevo la vista annebbiata. Ecco, erano lacrime…mi ero commossa, con quel dolore onesto, discreto e così forte e vero che questa miniserie ha saputo restituire.

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