
Se avessimo preso per buono tutto quello che faceva lui (e il suo fido Harry), Monaco di Baviera sarebbe stata una città pericolosissima e popolata da persone pronte a ucciderti. Ecco, l’Ispettore Derrick ha creato un mondo pop in cui ancora amiamo rifugiarci.
L’Ispettore Derrick for dummies (perché qualcuno non lo avrà mai visto; sì)
Nel vasto panorama della televisione, ci sono personaggi che diventano icone della cultura popolare e lasciano un’impronta indelebile nella memoria collettiva. Uno di questi personaggi è l’Ispettore Derrick, protagonista della celebre -per non dire la più famosa- serie poliziesca degli anni ’70 e ’80 e arrivata fino al 1998. Interpretato da Horst Tappert, l’ispettore ha incarnato il modello dell’investigatore impeccabile, tutto d’un pezzo, in una Monaco Di Baviera che, in modo piuttosto naif, incarnava un modello di città piena di insidie e pericoli mortali. Con il suo atteggiamento serio e misurato, Derrick si è distinto per la sua capacità di risolvere i casi più complessi, spesso attraverso la deduzione e l’osservazione attenta. Dei casi che possiamo definire dei rompicapo, di cui era spesso davvero difficile indovinare il colpevole.
Una formula vincente
La serie ha goduto di un’enorme popolarità in tutto il mondo, trasformando l’Ispettore Derrick in una figura di fama internazionale, ma, soprattutto, in una vera icona pop, grazie a una formula vincente, che il pubblico, ad ogni episodio, si aspettava, senza desiderare mai dei veri cambiamenti nello schema, molto rigido, delle trame. Ogni puntata presentava un caso criminale intricato, seguito dalla paziente e rigorosa indagine dell’Ispettore Derrick e del suo assistente Harry Klein (interpretato da Fritz Wepper). La serie si è concentrata sulla trama e sulla psicologia dei personaggi, creando suspense e tensione. Questa formula ha dimostrato di essere funzionante e ha influenzato molti altri programmi polizieschi che sono venuti dopo.
Icona pop
L’Ispettore Derrick ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo, grazie a elementi distintivi come il suo cappotto lungo, il cappello (ma non sempre), il taglio di capelli sempre identico nel tempo e la sua frase iconica: “Harry, hol schon mal den Wagen” (“Harry, prepara la macchina”). Per non parlare, poi, della sigla, con un incipit tipicamente anni ’70 che poi varia in un motivetto che richiama molto il folk tedesco. Ecco il link della mitica sigla:
La polemica sul passato di Horst Tappert e l’eredità di Derrick
Anche dopo la fine della serie, l’eredità di Derrick continua ad essere rilevante nella cultura pop. L’immagine dell’Ispettore Derrick è stata oggetto di omaggi e parodie in vari media, dimostrando la sua influenza duratura. Nel frattempo, sono emerse polemiche riguardo Horst Tappert e il suo coinvolgimento con il regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 2013, infatti, diversi media riportarono che Tappert era stato membro delle SS (Schutzstaffel) durante la guerra. Tappert stesso aveva precedentemente negato queste accuse, ma, successivamente, ammise la sua appartenenza alle SS nel 1943. Le rivelazioni sul passato nazista di Tappert hanno suscitato controversie e hanno portato a una riconsiderazione del suo status di icona televisiva. Molti spettatori si sono sentiti traditi dal fatto che l’attore che avevano ammirato come l’Ispettore Derrick avesse avuto un coinvolgimento nazista. Altri sostengono che il lavoro artistico di Tappert e il personaggio dell’Ispettore Derrick dovrebbero essere giudicati separatamente dalla sua storia personale.
Tutto ciò non ha tenuto, probabilmente conto di un fattore: negli anni Trenta e durante la Seconda Guerra Mondiale si può dire che quasi tutti siano stati nazisti, soprattutto l’allora giovane popolazione maschile che partecipava alla Guerra. C’era un regime e duranti i regimi o sei a favore o avrai vita dura; durissima. Se pensiamo che Joseph Ratzinger era stato nella Hitler Jugend e poi è diventato Papa?
Quindi, nessuna polemica ci toglierà mai il piacere di pensare a quanto “L”ispettore Derrick” abbia segnato un pezzo di storia della televisione e tanti nostri bei ricordi “analogici”