“Rilakkuma & Kaoru”: kawaii, ma con l’amaro in bocca

l’immagine è di chi ne detiene i diritti

Rilakkuma & Kaoru è una particolare e breve serie Netflix giapponese di dodici episodi di pochi minuti l’uno, adatta a tutti, ma strizzando l’occhio soprattutto a un pubblico adulto e, nella fattispecie, femminile. In genere, quando arriva una serie animata, si pensa subito a qualcosa indirizzato a un pubblico infantile, perché l’animazione è tenera, graziosa e giocosa. Niente di più sbagliato, anche se è un gap che le vecchie generazioni faticano ad accettare. Le serie animate per bambini sono non solo inserite in algoritmi speciali, nelle piattaforme di streaming, ma sono anche meno pubblicizzate, perché è il pubblico dei genitori a sceglierle. Tutte le altre puntano a un target più vasto (che può comprendere anche bambini e ragazzi) o di soli adulti (si pensi all’arcinota e americana BoJack Horseman).

Nel caso di Rilakkuma & Kaoru, i pupazzetti a forma di animali della serie sono solo il contorno di una trama ben definita, che si dipana per tutti gli episodi. Kaoru, infatti, è una donna la cui vita è priva di momenti emozionanti o quasi: sente il peso di essere single, ha un lavoro che non la soddisfa e le sue amiche sono alle prese con fidanzati e bambini piccoli. La protagonista quindi, non vive l’essere non sposata o il non avere un compagno come una serena forma di emancipazione, ma come un peso. Tale peso le viene soprattutto da una pressione sociale che in Giappone è ancora molto forte e schematizza il ruolo femminile: o famiglia o carriera.

L’ambiente impiegatizio di Kaoru è un altro peso che la opprime, non tanto il troppo lavoro (che nella società giapponese arriva a livelli drammatici), quanto per la mancanza di empatia con i colleghi, specie con colei che ha di fronte alla sua scrivania e che passa più tempo al cellulare che a lavorare (la classica raccomandatella? E ovviamente fidanzatissima e prossima alle nozze…Non vi pare molto realistico? A me sì.). Un’altra collega è più amichevole, ma il rapporto con Kaoru rimane comunque superficiale.

Kaoru si sente sola e a venirle in soccorso arrivano Rilakkuma, Korilakkuma e Kiiroitori, rispettivamente un orso grande, uno piccolo e un uccellino. Tutti peluche che si animano. Inoltre, la donna farà amicizia con Tokio, bambino sempre solo perché i genitori lavorano fino a tardi. Quello che la serie lascia nel dubbio è se i peluche si siano animati a fin di bene o siano solo i vecchi giocattoli di Kaoru, che lei immagina prendere vita per non sentirsi sola. Una sorta di effetto placebo autoindotto? La categoria di questa serie è “Anime drammatici” e, in effetti, non vi è leggerezza, ma, al contrario, fa sorgere profonde riflessioni: cos’è la solitudine, qualcosa da combattere con la fantasia o da accettare serenamente?

Insomma, una serie bellissima. Ma i bambini, sentite a me, mandateli a dormire.

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