
Cantautore piemontese di Acqui Terme (AL), Filippo D’Erasmo si racconta in questa intervista, in cui si parla della sua musica e dello stato dell’indie italiano e straniero. Una bella chiacchierata
Ciao, Filippo, tu hai iniziato ad appassionarti di musica fin da bambino, poi, crescendo hai cominciato a scrivere musica e a frequentare circuiti musicali indipendenti, per poi studiare scrittura, arrangiamento e produzione musicale. Che ricordi hai di quel periodo di grande formazione?
Ciao! Da bambino iniziai, più che a suonare, a fare rumore con gli oggetti, per la gioia dei miei parenti. Le prime canzoni in inglese risalgono a quando avevo sedici o diciassette anni, mentre le prime “vere” canzoni in italiano le ho scritte intorno ai diciannove anni. Avendo messo le mani, durante la mia esperienza nelle band, su diversi strumenti ed essendo essenzialmente un nerd della musica, mi appassionai presto anche al mondo dei software e della produzione musicale, tutti aspetti che negli anni ho voluto approfondire. L’esperienza al Cpm di Milano è stata formativa, sia per quello che ho imparato, che per le esperienze e le suggestioni durante il girovagare per Milano.
Dedalo è un disco che sa raccontare i tempi di oggi nella quotidianità dei sentimenti e del vivere. Me ne parli?
La scrittura mi è sempre servita come strumento per fare chiarezza, per distendere ed ordinare le idee su questa tavola bianca che il foglio di carta rappresenta. Questo disco racchiude due anime. La prima è quella delle canzoni più leggere e spensierate, come polaroid di momenti che mi hanno in qualche modo emozionato. Questi brani hanno una forma canzone più spiccata, arrangiamenti energici e guardano più al pop. La seconda anima è quella dei brani più introspettivi e auto terapeutici.

Come è messa, secondo te, la musica indipendente oggi, in Italia e
all’estero?
Riguardo l’estero ammetto di aver perso un attimo la bussola: i generi cambiano così velocemente che è difficile stare dietro alle tendenze, ai movimenti che emergono dall’underground, etc. Riguardo l’Italia, la sensazione è che da qualche anno ormai i contorni tra il mainstream e l’indie, che poi è diventato itpop, si siano molto sfumati. Forse questa cosa è iniziata con i primi TheGiornalisti, i Cani e Calcutta: da lì è stata aperta, nel bene e nel male, una breccia da cui sono passati tutta una serie di cloni e si sono generate nuove forme di pop molto derivative.
Quali sono i tuoi artisti musicali preferiti?
Sul filone anglosassone mi ha formato indie rock inglese (Arctic Monkeys, The Libertines) ed americano (The Strokes, The National). Prima ancora il brit degli Oasis è stato sicuramente importante. Sull’Italia sono partito dal cantautorato di De Andrè, Dalla, Battiato, De Gregori, per poi approdare a quello più moderno de Le Luci della Centrale Elettrica, dei Baustelle, di Colapesce e degli artisti di quello stampo.
Link per conoscere Filippo D’Erasmo
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Spotify: https://open.spotify.com/artist/5JbGbWoWEfLLPwqUH7aGHW?si=rl2HwuxjQCm6Q6U3Ro8MZg