Karma, acqua e una spiaggia in cui “riflettersi”. Intervista a Tolkins

Mattia Del Conte, alias Tolkins, milanese, classe 1990, innamorato dell’oceano e delle buone vibrazioni, si racconta in questa breve intervista

Ciao! Come nasce la tua musica e come hai scelto il tuo nome d’arte?

Il mio nome d’arte è dato durante un brainstorming con l’amico e collega Richard Aardenburg.
Stavamo pensando a quale potesse essere il nome per il mio progetto, davanti ad una pinta di birra e, dopo una serie di tentativi, lui mi ha proposto TolKins. Mi è piaciuto subito e abbiamo deciso di tenerlo, proprio perché nato in modo spontaneo e soprattutto da una persona che stimo molto e che mi ha sempre spronato a cominciare questo percorso da solista.

Musicalmente, sei attivo da diversi anni, avendo militato in gruppi musicali come Alabaster, The Hijackers, The Remedy, per poi approdare agli Antigua (su Rai1) e andando a Sanremo Giovani. Cosa ti è rimasto di queste esperienze passate?

Sicuramente queste esperienze mi hanno cresciuto dal punto di vista sia personale che musicale.
Mi hanno insegnato molto e donato un bagaglio musicale che mi ha aperto la mente e mi ha permesso di sperimentare sempre più, andando oltre i generi e apprezzando sempre di più i crossover musicali.

In Karma Beach l’acqua e il karma sono legati strettamente tra loro. Ti va di spiegare perché di questa scelta e, soprattutto, la genesi di questo brano?

L’acqua è un elemento che mi rappresenta fortemente e da sempre è strettamente legato al Karma. Quello che ho cercato di immaginare è una spiaggia deserta dove ognuno di noi può fare i conti con il Karma e affrontare tutte le scelte fatte nella vita, positive e negative.
Karma Beach è più che altro un luogo di riflessione dove fare il punto sulla propria esistenza.

Quali sono i tuoi artisti musicali preferiti?

Questa è una domanda davvero difficile, adoro e stimo davvero tantissimi, ma provo a citarne qualcuno: Jack Johnson, John Butler, Ben Howard, Chet Baker