
Marchigiano, di Cagli (PU), Francesco Moscardi, in arte Moscardi (e basta), è un brillante cantautore con la passione per i songwriter. E non solo. Si racconta in questa intervista
Ciao, Francesco! Dunque, tu la musica la “respiri” fin dall’infanzia, grazie agli stimoli ricevuti da un papà appassionato di cantautorato italiano e una mamma amante dei songwriter stranieri. Così, crescendo, ti sei avvicinato alla musica, studiando batteria e percussioni a Roma e composizione Pop/Rock a Pescara, vincendo, poi, una borsa di studio per il CET di Mogol. Che cosa ti è rimasto di
queste esperienze passate, prima di arrivare alla tua carriera di cantautore?
Gli incontri che ho fatto in ognuna di queste tappe. A partire da casa mia, un ambiente aperto in cui ho imparato a confrontarmi con tante persone e storie diverse, fino ad arrivare alle varie esperienze in giro per l’Italia e all’estero, le quali mi hanno permesso di creare legami indispensabili per conoscermi a fondo. Se mi guardo indietro, mi sento fortunato ad aver riempito lo zaino di tutte queste situazioni di vita, ma so bene che il cammino è ancora tutto da tracciare e da percorrere.
In Faccio un salto in Africa, brano dalle atmosfere apparentemente frivole e dal testo che fa riflettere, dici le cose come stanno: parli dell’ipocrisia di certi radical chic che considerano l’Africa come uno specchietto per le allodole per mascherare un individualismo tutto occidentale, da cui non sono esenti nemmeno loro. Ma le tematiche impegnate e attente al sociale nonché all’ambiente sono presenti anche nel tuo EP Rosso Moscardi. Mi chiedevo se e quanto i tuoi studi in “Cooperazione internazionale e Sviluppo” possano aver influito sulla scelta degli argomenti delle tue canzoni.
Sicuramente mi hanno influenzato molto e mi hanno dato modo di coltivare la mia curiosità e la mia creatività, facendomi conoscere mondi che fino a quel momento non avevo mai esplorato. Secondo me gli studi servono a questo, a darti l’imprinting e ad aprirti porte che da solo probabilmente non avresti visto. Poi sta a te decidere come e dove proseguire.

Tu sei marchigiano, di Cagli (PU): com’è la scena musicale marchigiana? Fiorente o silente?
Ho vissuto la scena musicale marchigiana soprattutto durante l’adolescenza, quando suonavo la batteria in un gruppo folk locale, dopodiché, vivendo sempre fuori, ammetto di averla un po’ “trascurata”. In ogni caso, però, posso dire con certezza che è una regione piena di creatività, di
gusto e di musicisti davvero forti e spero di poter collaborare con alcuni di loro, prima o poi.
Quali sono i tuoi artisti musicali preferiti?
I miei ascolti seguono i periodi della mia vita e quindi sono in continuo cambiamento, così come i miei artisti di riferimento. Se dovessi indicare qualche stella polare, direi Jovanotti e Niccolò Fabi per l’Italia; James Taylor e Ed Sheeran per l’estero. Detto ciò, mi piace molto spaziare tra i generi e “rubare” dagli artisti più giovani, che spesso sanno raccontare con grande lucidità il mondo di oggi.
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