
Anna Persiano, in arte Annarè, nata a Napoli nel 1989 e cresciuta a Lucca da quando aveva 3 anni, canta l’importanza del vivere e valorizzare il quotidiano. Ecco l’intervista!
Ciao! Sei partita con un album, Prometto(2018), che, in modo deciso, già rispecchiava la tua personalità musicale. Allora, ti va di raccontare di come sia nata la tua voglia di dedicare la tua vita alla musica?
Ciao! E’ nato tutto in maniera molto casuale, a dire il vero. Appassionata di musica fin da bambina, adoravo cantare, ma solo dove non ci fosse il pericolo che qualcuno potesse sentirmi; la mia timidezza era a livelli massimi. Mai cantato in pubblico, mai fatto sentire nulla di nulla a cene di famiglia, karaoke improvvisati. Niente. Fino a che a 20 anni, nel bel mezzo dell’università, ebbi la necessità di avere un minimo di indipendenza economica e decisi di buttarmi nel pianobar. Traumatico! Per una che si era sempre nascosta e che viveva di timidezza, direi TRAUMATICO. Devo ringraziare quello slancio di coraggio. Fin dalla prima serata, mi fu subito chiaro che quella era la vita che volevo. Comunicare con la musica il mio mondo, le mie esperienze…avevo qualcosa da dire, di me, del mio modo di vedere le cose. Tutti abbiamo bisogno di esprimerci…per chi ha problemi nel parlare, la musica è sempre una buona compagna.
Il tuo brano Euridice ha qualcosa di spiazzante: parte come una tipica ballata, si evolve pop e poi cambia, mettendo in luce la tua vocalità potente in una sorta di grido disperato e tormentato, proprio come il
mito di Orfeo e Euridice. Come mai la scelta di una delle storie d’amore più particolari della mitologia greca?
Amo la mitologia.. e il mito di Orfeo ed Euridice ha sempre scatenato in me dibattiti molto accesi! Anche da sola, in camera, passavo ore a ragionare a voce alta sul perché Orfeo avesse ceduto, se nella sua posizione io sarei stata più forte…millemila domande e riflessioni. Poi nella vita reale ti capita di dover essere coraggiosa, fare delle scelte, a volte, molto tormentate, e ti scopri a tratti codarda o troppo altruista. Ecco com’è nata la canzone, a differenza del mito, con un finale positivo.

È già lunedì e Gluten Free sembrano voler raccontare un mood preciso:
una ricerca dell’assaporare al meglio le piccole cose, anche quando si ha
un certo spleen del vivere e qualcosa non ci fa stare benissimo, anche se
non sappiamo bene cosa. Ho ragione?
Assolutamente si. L’importanza del quotidiano…mi correggo: l’importanza del valorizzare il quotidiano. Si vive troppo spesso “Per” per arrivare a qualcosa: per guadagnare di più, per questo, per quello…e ci sfuggono gli attimi più belli. Il presente. Sono due brani molto “leggeri”, lessicalmente e melodicamente parlando. In realtà, sono molto provocatori, molto sottili. Diciamo che, a differenza di Prometto, che è un album apertamente provocatorio, intimo e autobiografico, gli ultimi singoli restano leggeri e di facile ascolto per il fruitore di musica “occasionale”, per chi ama la musica per spensieratezza e leggerezza; diverso è per un ascoltatore attento, per chi ricerca un messaggio sempre e comunque nel testo di un brano, che può trovare in questi singoli , una chiave di lettura interessante e molto profonda invece.
Contestualizzati in situazioni differenti, tutti e tre i brani gridano un messaggio forte e chiaro: “Vivi il presente! intensamente, passionalmente, vivilo in tutto e per tutto, non tralasciare niente. Non lasciar vincere i pregiudizi e la timidezza (Gluten Free), non lasciar spegnere un rapporto per i mille pensieri, per noia, abitudini consolidate e monotonia (E’ già lunedì), non aver paura di rischiare, di fare scelte importanti, di stravolgere la tua vita (Euridice). Vivi il presente per come sei. Non per com’eri o come sarai. Per come sei. Sempre.”
Quali sono i tuoi artisti musicali preferiti?
Tocchiamo un bel tasto. Io amo in maniera viscerale Marco Masini: adoro i suoi testi, adoro la sua scrittura, la sua musica, la scelta di note per suscitare certe emozioni e il fatto che gli venga così bene. Sono cresciuta con le sue canzoni. Attualmente, però, mi piace moltissimo anche il mondo di Calcutta, di Levante, la spensieratezza malinconica di Franco 126 e di Zibba.
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