Dov’eri, quel giorno?

L’11 settembre del 2001 è la fine dell’egemonia dell’Occidente, ma anche di un mondo che credevamo in una sostanziale pace, verso la globalizzazione. Ricordo di un giorno che credevamo uguale a tanti.

Dov’eri quel giorno, quell’11 settembre del 2001? Credo che una buona parte di coloro nati almeno fino agli anni ’90 ricordino cose stessero facendo nel momento in cui veniva data la notizia del primo aereo contro una delle due Twin Towers di New York.

Ricordo quell’11 settembre del 2001 come una delle tante, pigrissime e un po’ sconsolate giornate di fine estate. Ai tempi avevo 21 anni e preparavo due esami universitari: Storia Moderna e Storia e Critica del Cinema, che avrei dato in autunno. Giornate pigre, dicevo, perché quando sei universitario non esistono le vacanze, ma le pause tra un esame e l’altro e allora ti poni in due modi: o percepisci l’estate come un periodo impegnativo come tanti oppure, come me, come una perenne vacanza intervallata dalla preparazione degli esami. Non lavoravo, perché il Vecchio Ordinamento(a meno che non si lavorasse la sera in un bar/pub) non ti lasciava tempo per lavorare. I libri erano dei mattoni, gli esami lunghi. Se fosse meglio o peggio del Nuovo, non sto qui a spiegarlo; anche perché non lo so.

E la pigrizia del pomeriggio di provincia di fine estate(non vivevo ancora a Roma), quando al mare non si poteva andare più, mi offriva un pisolino sul letto, ad ascoltare la radio. Ecco, mentre le Torri Gemelle iniziavano a sbriciolarsi, io sonnecchiavo. La radio (era RTL 102.5 e la voce era quella di Federico l’Olandese Volante) diede la notizia, ma in modo molto confuso: “C’è stato un incidente, un aereo è finito addosso a una delle Torri Gemelle”…ma io sonnecchiavo, appunto, e davo poco peso alla notizia. Smisi di riposarmi, quando mi resi conto che ogni stazione radio stava dando la stessa notizia. Mia madre guardava un programma tv(e non avevamo nemmeno la parabola), che fu interrotto per aggiornamenti su quanto accaduto. Tutto era monopolizzato da ciò che stava succedendo.

Fu così che andai in bagno, mi lavai la faccia e corsi in soggiorno, per vedere l’attacco in diretta, ossia quello alla seconda torre. Il resto è storia ed è quella che conosciamo tutti: si trattava della conferma della più totale disillusione verso un mondo che in pace non era affatto, anche se non ce ne accorgevamo. Dopo la fine della Guerra Fredda, l’arrivo di internet e della globalizzazione, sembrava che il nuovo millennio dovesse proiettare il mondo verso un unico scopo: essere unito, seppur nelle differenze, verso un nuovo assetto, dettato da nuove forme di progresso. Eppure, inconsciamente sapevamo che era tutta una illusione e poco più di un mese prima ne avevamo avuto la conferma, in una città italiana: Genova.

Ma questa è ancora un’altra storia e non ho voglia di parlarne.

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