
Ciao, Elia! Il tuo primo approccio alla musica è nato durante la tua infanzia, grazie alla tua mamma che aveva sempre lo stereo acceso e che ti regalò la prima chitarra, ma anche a tuo cugino Ivo che ti insegnò i primi accordi. Quanto è rimasto di quel bambino che si appassionava alla musica?
Ciao a tutti e piacere di conoscerti! E’ doveroso dire che è grazie al contatto costante con la musica fin da bambino che mi ha portato alla decisione di consacrare la mia vita alla musica. Ciò è stato possibile grazie a mia mamma; è lei, infatti, che mi ha trasmesso tutto. Quel bambino è sempre presente in me, anzi, a volte è molto utile ricordarlo, soprattutto durante i momenti di down, per riscoprire quanto è bella e stimolante la creazione di nuova musica. E’ così che nascono le idee migliori.
Tu hai iniziato come corista, per poi suonare in una band e formarti all’accademia di musica moderna Lizard di Verona (la tua città), studiando canto e scrittura, dopo di che sei cresciuto progressivamente come cantautore introspettivo e intimo, ma con una vena ironica e spruzzata di nostalgia. Come è avvenuta questa tua evoluzione artistica?
Man mano che si cresce nel mondo musicale, ad un certo punto si sente l’esigenza di esprimersi attraverso la propria musica. Inizialmente, ci si mette alla prova, anche per divertimento, poi, senza nemmeno accorgersene, diventa una cosa talmente forte e di vitale importanza che si trasforma in ossessione. Per quanto mi riguarda, sono tuttora ossessionato dalle canzoni, ho un solo obiettivo in mente: scrivere la canzone perfetta, quella che ha dentro tutto. Forse arriverà presto, o forse mai, chissà. E’ il bello di questo lavoro.
Il tuo EP, Gelato a Mezzanotte, segue, appunto, questa tua indole piuttosto intima e profonda, che non è mai fine a se stessa, ma crea un legame empatico con chi lo ascolta. Raccontaci un po’ la genesi di questo lavoro.
Il tutto è nato da una profonda introspezione e dall’esigenza di chiudere un capitolo della mia vita che ha provocato molta sofferenza. Volevo mettere su musica quello che ho vissuto, soprattutto per convincermi che la vita deve andare avanti, nonostante si possano commettere errori a volte imperdonabili. Nel farlo, fortunatamente, ho trovato la mia particolarità nello scrivere, la chiave giusta per esprimersi. Non a caso combacia perfettamente con quello che sono nella vita di tutti i giorni.

Racconti di essere ispirato da artisti come Damien Rice o il nostro Niccolò Fabi. Ci sono altri artisti musicali, oltre a loro, che ti piacciono particolarmente?
Certamente, tra i miei artisti di riferimento ci sono: Lucio Battisti, Luigi Tenco, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Cesare Cremonini, Motta. Mi insegnano ad essere vero, a dire le cose come stanno, nel miglior modo possibile in ogni canzone. Sto imparando dai più grandi e spero di avvicinarmi almeno un po’ alla loro arte.
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