Imparare a pronunciare correttamente un tuo verso prima del mio nome

fonte: Ufficio Stampa Rai

Strano il titolo di questo articolo, vero? Non è un vero e proprio articolo, ma un omaggio a un Maestro di vita, prima che un grande della musica. E spiegherò anche il perché di quel titolo

Fine 1981/inizio 1982.

Avevo iniziato a parlare da poco e presentavo uno strano difetto di pronuncia, che mi era ancora difficile correggere. Non sapevo dire la “F” e al suo posto pronunciavo “C”. “Cinestra(finestra), “Ciulmine”(fulmine), “Ciuoco”(fuoco) e così via.

Poi era uscito La voce del padrone, il mio primo approccio alla musica di Franco Battiato, dato che mio padre aveva comprato il vinile, tuttora gelosamente custodito. Fu così che, oltre ad appassionarmi a quel disco, imparai a pronunciare “Cerco un centro di gravità permanente” in maniera perfetta, senza difetti. Ma il mio nome ancora non mi veniva bene. “Ciacesca”, al posto di Francesca. Niente, non ci riuscivo.

Spesso parto da questo aneddoto, quando penso o parlo di Franco Battiato e definirlo “maestro” ha per me, quindi, una connotazione anche logopedica, oltre che musicale. Successivamente, rimasi impressionata da brani dal synth pop raffinato come Mal d’Africa(che mi metteva una inspiegabile ansia) e, soprattutto, I treni di Tozeur, con cui ho un legame affettivo speciale, dato che Battiato lo cantava anche con Alice (ossia Carla Bissi, lanciata artisticamente da lui). Mia mamma e io giocavamo a “fare Alice e Battiato”, alternandoci nel cantare la canzone con le rispettive parti. A volte ero io Battiato, a volte lei, anche se preferivo fare la parte di Alice.

Alice, appunto, ma anche Giuni Russo, dei prolungamenti magnifici dell’arte di Battiato eppure così piene di personalità; le collaborazioni con Giusto Pio e con il filosofo Mario Sgalambro; il rilancio di Milva…ha saputo davvero fare e dare tanto.

Dagli anni 90 in poi

Quando gli anni erano passati, il Maestro imparavo ad amarlo e stimarlo per altre sfumature e sperimentazioni musicali (come non adorare brani come Strani giorni o Caffe de la Paix oppure Shock in my town o il Ballo del potere, tutti degli anni 90, così come Inneres Auge, del 2009, tanto per far degli esempi. Per non parlare, poi, della sua meravigliosa discografia anni 70, ricca di sfaccettature (Fetus e Pollution sono capolavori di elettronica). Pur essendo legata alla sua discografia della prima metà degli anni 80, di lui amo davvero tutto(ecco, forse le sperimentazioni dei primi anni ’90 le gradisco meno).

Compostezza, riservatezza e apparente alterigia lo rendevano unico e tanti lo amano e ameranno per questo.

Di Franco Battiato ne è esistito e ne esisterà uno solo.

Grazie di tutto, Maestro.

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