
Marchigiani di Macerata, pieni di energia, che si ripercuote totalmente nella loro musica. Ed ecco l’intervista!
Ciao, ragazzi! Parlateci di come sia nata la vostra band. Avete carta bianca, raccontando, se volete, qualche aneddoto in merito.
La band è nata col nome “Apnea” circa nel 2016, con una formazione totalmente diversa. Anche il genere musicale era lontano da quello che facciamo ora, eravamo più sulla scia alternative/grunge anni ’90.
Nel 2018 è cambiato tutto. Abbiamo aggiunto l”H” per differenziarci da altre band che avevano lo stesso nome e abbiamo raggiunto la formazione che abbiamo ora (senza Danilo alla tastiera, che è entrato soltanto dopo la fine della produzione di Hangover & Love). Inoltre, dopo l’ascolto di vari dischi che ci hanno lasciato una grande impronta nel cuore, abbiamo deciso di virare verso uno stile più legato al blues e al nu soul senza però abbandonare le distorsioni e i fuzz, anzi alzandoli.
C’è stato un live in particolare che ci ha formato quando eravamo in tre (quindi Paolo, Lorenzo e Gabriel). Era il 2019 e, per alcune situazioni della vita, eravamo finiti a suonare d’estate a Caserta. Saranno stati il locale pieno, l’alcol, le droghe o non sappiamo cosa, fatto sta che sul palco ci siamo fusi come in un corpo solo e abbiamo suonato come mai prima di allora. Da quel concerto in poi li facciamo sempre così, dando anima, sangue e sudore e non vediamo l’ora di poter tornare a farlo.
Veniamo all’EP Hangover & Love, preceduto da brani come Capricorno e Safari Boy. Il vostro suono è rock, è chiaro, e spesso tante band rock cantano in inglese, perché si punta a una scena internazionale. Voi cantate in italiano e mi domandavo il perché della vostra (a mio avviso bellissima) scelta?
A dire il vero, la risposta è abbastanza semplice: facciamo rock in Italia, quindi tanto vale farlo in italiano. Non ce la sentiamo (per ora) di farlo in inglese, nonostante ne abbiamo le capacità, in quanto alcune nostre canzoni hanno messaggi a cui teniamo molto e vogliamo farli arrivare al pubblico.
In questo EP abbiamo affrontato temi come l’immigrazione, la morte, la violenza delle forze dell’ordine, l’amore, insomma: la vita.
In tanti dicono che l’italiano non si presti al rock: non è vero. Basta saperlo usare. Servono solo allenamento e buoni maestri.

La produzione del vostro EP è di Francesco Antinori dei Little Pieces of Marmalade che, come tanti sanno, hanno partecipato a X- Factor 2020. Che ne pensate della presenza del rock nei talent? Può aiutare o è uno “svendersi”(come tanti pensano)?
Qua ci sarebbero un milione di punti da analizzare. Innanzitutto, bisogna vedere l’attitudine con la quale un concorrente affronta un talent. Gli LPOM sono nostri fratelli da anni, ma questo lo diremmo anche se non lo fossero: loro hanno avuto l’attitudine giusta. Se ne sono un po’ fregati della competizione e hanno avuto come scopo principale quello di far arrivare la loro musica a più gente possibile. In un momento di pandemia e venendo dalla scena underground dove comunque il pubblico è ridotto è stata la scelta più giusta che potessero fare.
Non si tratta di fare rock o meno, uno potrebbe anche fare neomelodico, la chiave è fare la musica che fai con professionalità e credibilità. Noi personalmente siamo un po’ contrari alle etichette mainstream/underground, rock/non rock, ecc.
Il video di Panama
Quali sono i vostri artisti musicali preferiti?
Ne potremmo scrivere davvero tanti. È una cosa che va un po’ a periodi, ma attualmente di sicuro i Black Pumas, Alabama Shakes, Bud Spencer Blues Explotion, Silk Sonic, James Brown, Beatles, Queens Of The Stone Age, King Krule, King Gizzard and The Lizard Wizard, Arctic Monkeys, Tame Impala, Idles, Verdena, Calibro 35, Monophonics. Se volessimo continuare staremmo qui per ore.
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