Tormentoni estivi fraintesi: canzoni che non parlano affatto di divertimento

Si parla di tormentoni estivi che, loro malgrado, sono stati enormemente fraintesi dal pubblico, il quale, in modo distratto, ha colto solo un’apparente leggerezza nel ritornello. Ne ho scelti alcuni

  1. Un’estate al mare di Giuni Russo (1982)

Lo ammetto: ci sono cascata anche io, non solo perché, ai tempi, avevo solo 2 anni e canticchiavo a squarciagola: “Un estate al maaareeeeeee”, ma anche perché percepivo intorno a me il senso sbagliato di questa canzone e non posso farmene una colpa: “Un’estate al mareeee, voglia di remareee, fare il bagno al largo per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni”. Quale ritornello migliore di questo poteva essere associato a un puro e spensierato cazzeggio estivo? Dai, sì, ci siamo divertiti tanto sulle note di questa canzone.

E invece no. Non è un canzone che parla di cazzeggio né dello sfogo di un’impiegata che non vede l’ora di andare in ferie, magari sulla sdoganatissima Riviera Romagnola. Si tratta, invece, di un pensiero di una prostituta, in pausa tra un cliente e l’altro, desiderosa di trascorrere anche solo qualche giorno al mare per evadere dallo squallore di una vita quotidianamente trascorsa “per le strade mercenarie del sesso”. Abbiamo cantato e ballato una canzone che parla di una persona sfortunata; un capolavoro, grazie alla voce di Giuni Russo e a Franco Battiato e Giusto Pio per averla composta.

2. Vamos a la playa dei Righeira (1983)

I Righeira sono stati fraintesi praticamente sempre. Si presentavano come due cazzoni che volevano divertirsi e divertire, prodotti da altrettanti cazzari apparenti, ossia i fratelli La Bionda(che nella seconda metà degli anni ’70 avevano già fatto belle cose). Nel 1983 il duo torinese sforna un disco, Righeira, che, ascoltato per intero, fa subito comprendere che quei due non erano affatto cazzoni (il brano Luciano Serra pilota ne è un esempio), perché vengono dritti dritti da punk e new wave. Nell’estate del 1983 esplode Vamos a la playa, che in tanti canticchiavamo e ballavamo, con quel “Vamos a la playa, oh oh oh oh”… Evviva, il massimo della follia collettiva, segno dell’inizio degli anni ’80 (il 1983 è forse il vero e proprio inizio del decennio, ormai libero totalmente da atmosfere anni ’70, nel bene e nel male), tutti ebbri di mare, voglia di divertirci e di vivere un’estate che pareva eterna(parlo della mia di quell’anno, che ricordo come ora, nonostante avessi 3 anni. Sembrò davvero lunghissima).

Tutti contenti di divertirci sulle note di una canzone che parla di una spiaggia mentre scoppia una bomba nucleare? Ok, era cantata in spagnolo e non lo sapeva nessuno, ma esiste anche una versione in italiano, anch’essa con testo drammatico. I La Bionda, l’ho appena detto, erano dei cazzari e hanno reso quasi allegra una canzone che in origine aveva sonorità ben diverse e piuttosto cupe ed ecco l’inganno. Questa la versione originale, del 1981:

3. Vieni a ballare in Puglia di Caparezza (2008)

Anni 2000 e la Puglia diventa una meta di vacanza di massa. Bye Bye Riviera Romagnola come luogo che rappresenta la pancia italiana in vacanza: ora è il Salento il centro della villeggiatura delle orde, delle spiagge prese d’assalto e delle folle ovunque. La Puglia fa tendenza da almeno metà anni 2000, mentre prima non se la filava nessuno, detto sinceramente(posso confermare, perché le mie origini sono in parte salentine e nel tacco d’Italia ci facevo parecchie vacanze, da bambina. C’erano solo autoctoni.).

Qualche km più in là c’è Taranto, che deve fare i conti con l’inquinantissima ILVA. “Vieni a ballare in Puglia, Puglia, Pugliaaaaaaaa…” ballavano e cantavano in tanti nei locali, saltellando su un suono stile pizzica -per ironia- ma caparezziano al 100% nello stile. Si balla, si cazzeggia e Michele Salvemini(vero nome di Caparezza) invitava a ballare in Puglia, sì, ma a considerarne anche l’inquinamento, lo sfruttamento dei braccianti stranieri nei campi e a cogliere con urgenza il lato oscuro di una bellissima e variegata regione italiana. “Passa dalla Puglia, passa a miglior vitaaa”, dice la canzone. Ecco, appunto 😦

4. Tra le granite e le granate di Francesco Gabbani (2017)

Nel 2017, il toscano Francesco Gabbani, fresco di vittoria di Sanremo per la controversa Occidentali’s Karma fece uscire per l’estate il singolo Tra le granite e le granate, che, già dal titolo, mostra una particolare mordacità. Il brano parla di estate, anche nel ritornello: “Ci state bene, e state!”(con tanto di gioco di parole) e allora le radio lo mandavano continuamente, lo si sentiva nei negozi, nei bar, in giro…risuonava ovunque, in maniera anche fastidiosa, non essendo una canzone simpatica(non lo è nemmeno Gabbani, ma è questione di gusti). Suoni allegri, semplici ed ecco che diventò un comodo tormentone. Gabbani paraculo.

A un ascolto più attento, questa canzone parla di quanto sia fastidioso il cliché dell’estate, durante la quale la gente va nei villaggi per vacanze omologate(soprattutto in Paesi dove, fuori dai villaggi, domina la miseria) e divertimento forzato, ma non manca nemmeno chi affolla città d’arte pronte ammassandosi davanti a monumenti o facendo le code nei musei “gettonati”:

Macellerie sudate in coda nei musei
Hotel di lusso nei villaggi dei pigmei
Mente sana e corpo fatiscente
Antologia della vacanza intelligente

Versi simili non lasciano alcun dubbio su come Gabbani sia stato bravo a prendere in giro tutti.

In estate.

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