…io, alle 6.30 di mattina, compievo 2 mesi esatti.
E chi se ne frega! In effetti, il mio compiere 2 mesi non era nulla rispetto a quanto accaduto quella giornata. Punto primo è che io non sono assolutamente nessuno, punto secondo, è che una giornata simile è riuscita a contenere due eventi agli antipodi:
- Il concerto di Bob Marley allo Stadio San Siro di Milano
- La tragedia dell’aereo DC9 dell’Itavia, partito da Bologna e diretto a Palermo.
Il 1980 era un “non anno”, per certi versi: ancora troppo anni ’70 e ancora poco anni ’80 e questo suo essere così particolare permetteva di vivere sentimenti antitetici. Da un lato, infatti, ci si voleva proiettare nel futuro, dall’altro, c’era un passato lungo almeno 14 anni(il vero inizio degli anni ’70 è da datarsi nel periodo 1966/67, a pensarci bene) e difficile da digerire. In Italia si viveva un clima di incertezza, tra crisi economica, terrorismo interno e proliferare di feroci guerre di mafia.
L’evento bello: il concerto di Bob Marley
In questo periodo così strano, assistere a un concerto divenuto memorabile non era un caso: era un segnale. Il segnale di un anno davvero unico, spesso nel bene e anche tanto nel male. Bob Marley, che sarebbe morto l’anno successivo, stava per lasciare il suo “testamento musicale” con il concerto a San Siro, che raccolse 100.000 giovani e non, in un momento che vide protagonista anche Pino Daniele, che era “spalla” e nel culmine della sua carriera, ispirato come non mai (veniva dall’omonimo disco del 1979 e il successivo Nero a metà uscì proprio nel 1980).
Antonello Venditti dedicò una sua canzone proprio a quel mitico concerto, immaginando una coppia di ragazzi, Piero e Cinzia, partire per lo Stadio San Siro. Canzone malinconica ed evocativa proprio di quella giornata, con il retroscena di Cinzia, incinta di Piero, musicista reggae e dai capelli come serpenti neri “di medusa molli” (dice la canzone), ha un suono vagamente ispirato alle atmosfere reggae, ma c’è anche tutto il Venditti che si trova nel cuore di tanti di noi.
“E lo stadiooooooo era pieeeeenoooo, Cinzia e il suo velenoooo” (ecco, se l’hai letta cantandola, sai di che parlo)
Si cambia scenario: l’evento tragico
Sempre il 27 giugno 1980, nei cieli che sorvolano l’isola di Ustica, un aereo precipitava con 81 persone a bordo. Da quella data, la verità non è mai venuta fuori e, se accadrà, potrebbero passare ancora anni e magari questo blog non esisterà più. Non mi compete parlare di quella tragedia, lo fanno già in tanti, senza venirne, purtroppo, mai a capo, ma nel dicembre 2019, dopo Natale, sono stata coi miei genitori per un weekend a Bologna, sentendo la necessità di visitare il museo dedicato a quella tragedia e che conserva il relitto dell’aereo. Quello non è un museo qualsiasi, ma un pugno nello stomaco, una sorta di inquietante installazione, dove, oltre all’aereo, si avvertono delle voci che sussurrano frasi e pensieri, intersecandosi tra loro: sono le voci che rappresentano quelle delle vittime e ciò che avrebbero potuto immaginare, poco prima di perdere la vita. Consiglio di visitare questo museo, almeno una volta nella vita. Per non dimenticare.
