Goldrake, i robottoni e le polemiche di quella controversa Italia degli anni 70 (viste da oggi)

Quando Goldrake fu trasmesso per la prima volta in Italia, cioè il 4 aprile 1978 su Rete 2 (poi Rai 2), nulla fu più come prima nei palinsesti televisivi italiani. E non potevano mancare le polemiche, in un’Italia controversa e dall’immancabile vena reazionaria.

Quando Goldrake arrivò in Italia, il 4 aprile del 1978 e sull’allora Rete 2 (cioè l’attuale Rai 2), qualcosa cambiò non solo nei palinsesti televisivi, ma anche nella cultura pop nonché proprio nel costume nostrano. Sì, perché, con il successo di Goldrake (anzi, Atlas Ufo Robot, nome dato nella versione italiana per colpa di un atto di sciatteria di cui non ho voglia di discutere) sono arrivati, a pioggia, altri anime giapponesi, la maggior parte dei quali acquisiti dalle giovani tv locali, conquistando un pubblico smisurato.

In un clima di marasma organizzativo nell’importazione di suddetti prodotti animati, vi furono due grandi conseguenze:

  1. le critiche dei perbenisti, che vedevano in queste serie animati degli strumenti di deviazione mentale dei bambini
  2. la targettizzazione sbagliata della maggior parte degli anime (destinati a un pubblico di liceali, universitari o addirittura adulti) e conseguenti scene censurate, doppiaggi sbagliati e finali cambiati

Goldrake, le altre serie “coi robottoni” e una marea di altri anime non avevano, in realtà, come pubblico di riferimento i più piccoli. E, quindi, la polemica contro la violenza di questi anime era giusta? Ni. Proprio perché non bisognava destinare certi prodotti ai bambini. A noi bambini, perché la cosa si estese poi a tutti gli anni 80 (mentre nei 90 iniziava a cambiare qualcosa e a esserci un leggero miglioramento nell’organizzazione nonché nella targhettizzazione).

La polemica

L’arrivo degli anime in Italia suscitò subito un grande interesse e curiosità da parte del pubblico, soprattutto dei bambini e dei ragazzi, ma, allo stesso tempo, scatenò anche una forte polemica tra gli adulti e alcuni settori della società italiana. Infatti, alcuni genitori e gruppi conservatori accusarono gli anime di essere troppo violenti e inappropriati per i bambini, portando a una serie di proteste e petizioni per chiedere la loro cancellazione dalla programmazione televisiva. In quegli anni, molte persone in Italia erano preoccupate per la presenza di contenuti violenti e sessuali negli anime (chiamati “cartoni animati”), che erano considerati inappropriati per i bambini. In particolare, molte associazioni di genitori e gruppi conservatori erano contrari alla trasmissione degli anime in televisione, poiché ritenevano che questi potessero influenzare negativamente i giovani spettatori.

Sì, ma contestualizziamo l’accaduto

L’analisi che, spesso, si fa sugli errori compiuti in Italia circa gli anime, arriva col senno di poi. Ad analizzare siamo noi adulti di oggi, ex bambini proprio di quegli anni (70 e 80) e vediamo le cose con una certa critica contro l’ingenuo conservatorismo di tanti anni fa in un Paese, l’Italia, che viveva un’epoca fortemente contraddittoria: da un lato il fermento culturale nonché i diritti conquistati (più o meno; se pensiamo a quanto siano messi in discussione oggi, ma va beh…), dall’altro la crisi economica, sociale e l’escalation di violenza ai limiti della guerra civile (tra terrorismo rosso e nero e le guerre di mafia).

La paura di aggiungere violenza (quella degli anime) ad altra violenza (quella reale, specie nelle grandi città) era concreta. Che poi non ci fosse eccessiva violenza è un dato di fatto, ma ai tempi era paura tangibile.

Non posso dimenticare mio nonno che, quando ero bambina e guardavo i robottoni, mi diceva: “Oggi è tutta violenza, che bello che era Fantasia della Disney!”. Come dare torto a mio nonno, classe 1923 e che la violenza l’aveva vista andando in guerra? Io gli davo addosso, ma la colpa non era di nessuno o forse di tutti, in un momento di confusione totale in un Paese ancora più confuso.

Nostalgia canaglia, oggi.

Oggi ci viene da sorridere per quelle polemiche, oggi che siamo adulti e che, proprio quegli anime, ce li portiamo nel cuore, così come sono, censurati e non, imperfetti e confusionari eppure così presenti nella nostra vita. Tant’è che, chi è nato tra il 1970 e il 1985 circa, è parte proprio di quella generazione che, in quegli anime, continua a ritrovarsi, come un rifugio sicuro dalle incertezze di oggi, così diverse da quelle di un tempo.

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