Il mondo in musica: ecco Interiorama (intervista)

Un progetto che parte dal Costarica, Interiorama, e che si dipana in un bel racconto, quello che Gianluca fa in questa lunga intervista, in cui si parla anche della musica di oggi e del suo stato di salute

Ciao, Gianluca! Hai dato vita a Interiorama nel 2012, in Costarica, e poi il progetto si è evoluto nel 2020, con l’arrivo di Samuel Pellegrini e Massimo Galli. Mi piacerebbe che raccontassi un po’ il vostro passato musicale.

Ciao Francesca! L’avventura Interiorama inizia in Costarica intorno al 2012 e, dopo tanto“callejar” per il territorio latinoamericano, al mio rientro in Italia, l’ho messa in stand-by per i Malamanera, progetto in cui ho militato come chitarrista, cantante e compositore per 5 anni. Al termine della parabola con i Malamanera (una cosa tipo 350 concerti in 5 anni), mi son ritrovato da solo con un bel po’ di materiale originale con cui non sapevo bene cosa fare. Ho iniziato cosi a coinvolgere Massimo Galli (Francesco Porro e la Compagnia scapestrati) e subito dopo Samuel Pellegrini (Masu,Bifolchi).

Avevo le idee abbastanza chiare su dove volevo andare, in che direzione: mischiare elettronica e ritmi tropical-mediterranei, come Cumbia, Reggae, Dub, ma anche Folk, Rock, Pop che facendo parte del nostro bagaglio di ascolti e esperienze hanno influenzato tutta la parte creativa.

Alla fine del 2021, dopo un’anno travagliato come per tutto il comparto musica, abbiamo salutato Massimo ed è entrato a far parte della band Luca Franci (Technofood), con il quale è arrivata anche una vena afrofunk, aggiuntasi cosi alle nostre sonorità. E in questa formazione abbiamo affrontato tutto il 2022, che ha portato in aprile alla pubblicazione di Imperfetto (il nostro secondo singolo dopo El secreto de la Pina dell’anno passato) singolo. Oltre al singolo, anche il tour di una ventina di date, che ci ha fatto suonare fin da subito fuori dai confini regionali (Lombardia, Piemonte, Umbria) o su palchi più grandi come quello del Sun Donato Festival di Bologna e in compagnia di artisti di riferimento della musica “mestiza” come Sargento Garcia.

Del vostro sound mi ha colpito senza dubbio l’anima tra il reggae e il dub, ma soprattutto, il non esserci assolutamente “manierismo” nei confronti dei due generi, in quanto (soprattutto in El secreto de la Piña) c’è una atmosfera originale, un po’ “lounge” e, soprattutto, attuale. Come nascono i vostri suoni? Hai carta bianca per raccontare un po’ la band.

Non c’è mai un metodo prestabilito. Abbiamo lavorato su pezzi già in “formato canzone” con accordi e struttura delineati, come anche su improvvisazioni del momento, dove il testo è arrivato dopo la linea melodica.

Detto questo, però, a livello di sonorità, sicuramente le competenze e il talento di Samuel fanno la differenza: tradurre in sostanza le mie idee sul mash-up e metterle tecnicamente e artisticamente sui pezzi e di conseguenza sui live è lavoro al quale si è dedicato fin dal primo momento. Essendo cambiata, nel percorso, la chitarra sono cambiate anche le attitudini, quindi davvero mi sento di dirti che a livello compositivo e di sonorità siamo un po’ come il genere che facciamo: “World Music”. E come, appunto, nella “world” ci piace sperimentare a 360°.Indubbiamente la vena “latina” viene da una mia esigenza, nella quale però anche Luca (adesso) e Samuel (fin da subito) si sono immersi profondamente, fino ad arrivare all’attualità dove “elegancia-tropical-mediterranea” è una definizione in cui ci riconosciamo. Il fatto poi, di scrivere sia in italiano che spagnolo crea anche ponti verso una cultura meno italiana e più europea, “pozzanghera” in cui ci piacerebbe davvero iniziare a sguazzare.


Mi ricollego poi all’affermazione che facevi prima riguardo l’assenza di manierismo… Ah… che bel complimento, grazie Francesca. Questa cosa che ci riconosci, a livello empirico, può rivelarsi alle volte un’arma a doppio taglio: da un lato c’è sicuramente l’originalità della cosa, dall’altra però non appartieni ad un “mondo ben definito” e non essendo né indie né cantautoriale né tantomeno rap, trap o quel che sia che va di moda oggi, alle volte il non appartenere “di maniera” ti preclude l’ingresso a circuiti musicali più di genere, cosi da rendere l’attività live un tantino più complicata, cosa alla quale invece noi ci sentiamo fortemente legati e alla quale dedichiamo più tempo possibile.

Rifletto spesso sulle continue lamentele di chi dice che oggi non ci sia più bella musica, ma voi siete un gruppo di oggi e i vostri live vanno davvero alla grande. Cosa pensi di questa, a mio avviso, diceria sulla qualità della musica attuale? C’è forse un distacco tra la realtà e la percezione?

Domanda complessa. E’ sicuramente veritiera l’affermazione che fai delle “continue lamentele”, come però comprendo anche perché si dica che “oggi non ci sia più bella musica”. Dal mio punto di vista oggi c’è tanta più musica e, di conseguenza, si fa molta più fatica a trovarne di bella. Le lamentele fanno parte del prezzo da pagare per una “saturazione” del panorama musicale.


Mi spiego meglio: qualche tempo fa parlando con un vecchio tour manager (di una delle band più importanti in Italia alla fine degli anni Novanta) mi diceva che giusto alla fine dei 90 il database di Rock-it comprendeva poco più di 300 band, mentre nel 2018 (quando fu la chiacchierata) eravamo a più di 25.000. Capirai, quindi, come sia impossibile ascoltare “ tutto” e soprattutto come sia impossibile produrre tutto. Va da sé, quindi, che, con l’avvento del digitale, l’autoproduzione o la piccola produzione “home” hanno fatto passi da giganti. La conseguenza è che per il proliferarsi di prodotti di più alto livello tecnico sicuramente c’è stato anche di contrappeso un “annacquamento” (passami il termine) della qualità.

Riconoscere le sfumature dei “sapori musicali” diventa quindi lavoro più meticoloso che richiede maggior tempo e come ben sai oggi riuscire a dedicargli quello necessario risulta impossibile. Miliardi di gigabyte di musica a disposizione 24h, ovunque, dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, come diceva il buon vecchio Manzoni. Il distacco dalla realtà come introduci te, c’è, ed è reale. Ed è un distacco dalla realtà, sicuramente, verso la percezione del mondo musicale, ma più in generale un distaccamento “sistemico” tra la realtà e la percezione, dell’uomo verso se stesso. Di musica bella ce n’é in quantità, sono d’accordo.

Prendiamoci più tempo per ascoltarla e soprattutto creiamo i nostri gusti, senza cadere nell’errore che ha fatto anche l’agricoltura: ovvero sia quello della “monocoltura”…musicale in questo caso.

Quali sono le vostre band preferite?

Eh…sono tantissime. Diciamo che per quanto riguarda quello che stiamo producendo ci sono
band di riferimento, che, se incuriositi, consiglio a tutti di andarsi a cercare. Partirei con i colombiani Soda Estereo, Puerto Candelaria, Systema Solar, poi i messicani Sotomayor, Los Aguas Aguas, i peruviani Hit la Rosa, Mirlos, Los Wemblers de Iquito fino ad arrivare agli italiani Cacao Mental, Los tre Saltos, Banadisa.

Link per conoscere meglio gli Interiorama

Facebook: https://www.facebook.com/InterioramaOfficial

Instagram: https://www.instagram.com/interioramaofficial

Spotify: https://open.spotify.com/artist/7qA9WWPzPtUMXP4Qg7dQdQ?si=HoeCnHiUT0Obsxha0lpaTA

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