Uno scrittore con la chitarra: intervista a Le rose e il deserto

Luca Cassano, alias Le rose e il deserto

Si definisce “Scrittore con la chitarra” e, in effetti, oltre a essere un musicista, è un poeta. Sensibile, simpatico, nostalgico e molto innamorato della vita nonché di tutte le sue bellezze(comprese le giornate di sole!). E la sua musica è un viaggio nelle emozioni. Ecco l’intervista a Le rose e il deserto.

Luca Cassano, classe 1985, calabrese trapiantato a Milano. Hai scelto Le rose e il deserto come nome del tuo progetto musicale solista, perché dici che ti piace immaginarti come un Tuareg che osserva dune metropolitane, alla ricerca di poesie che affiorano dalla sabbia della tua immaginazione. Bella questa immagine…e allora parlaci di quanto contino per te la musica e la poesia come elementi che si compenetrano tra loro. Hai carta bianca per dire che vuoi.

Parto col dire che da sempre mi piace definirmi uno “scrittore con la chitarra”. Nella mia produzione artistica le parole sono al centro di tutto; non a caso nell’ultimo periodo ho scritto circa duecento poesie e solo due canzoni 😀 Per me, che sono autore sia dei testi che delle musiche dei mie pezzi, un testo scritto diventa canzone solo quando nelle parole, nel loro ritmo, nel loro incastro, c’è già la musica o almeno una bozza di musica. Poi si può sempre modificare un giro di accordi, cercando una particolare suggestione, un’atmosfera; oppure si può seguire una curva nella melodia piuttosto che un’altra, ma, almeno per quanto mi riguarda, è il testo a comandare e a portarsi dietro ritmo e melodia.

Nel tuo EP Io non sono sabbia, mi colpisce il verso di Sensi Unici, che dice: “facciamo finta che il tempo sprecato una banca lo possa investire”. Quanto conta il tempo per te? Sei anche un po’ nostalgico?

Sono MOLTO nostalgico 😀 e quel verso lo dichiara apertamente. Ho una paura matta del tempo che passa (soprattutto del tempo che passa male). Io penso di avere ancora 25 anni, ma il mondo non se ne accorge. Il mio pensiero fisso è “Ma cosa ci faccio qui a Milano, quando potrei essere a casa mia, in Calabria, sulla spiaggia, a godermi il sole?”. Non a caso in “Un terzo” dico “…i giorni di sole andrebbero presi sul serio…”. Sono regali preziosissimi i giorni di sole a Milano, e vanno presi sul serio, non andrebbero sprecati in un ufficio, dietro ad una scrivania.

La copertina dell’EP Io non sono sabbia

Veniamo alla tua musica nello specifico e al tuo EP. Oltre alla già citata Sensi Unici, una ballata un po’ “melanconica”, c’è un po’ di elettronica in Sabbia e una certa grinta pop in Un Terzo e Pirati. E poi c’è Passi Indietro, un pezzo che ti entra in testa e che ha un’atmosfera speciale. A quale dei brani del tuo EP sei più legato? Ma soprattutto: come sono nati questi brani?

Il pezzo cui sono più affezionato è sicuramente Un terzo: è il primo pezzo scritto da Le rose e il deserto, e il pezzo con cui apro tutti i miei live…di fatto è diventata la mia canzone talismano, quella che canto e suono con il pilota automatico e mi godo i primi tre minuti sul palco… Le cinque canzoni che compongono l’EP Io non sono sabbia sono nate più o meno in un paio di anni, dal 2017 al 2019 (insieme a tante altre canzoni che prima o poi finiranno nei prossimi dischi). Sono canzoni che parlano di me, delle mie paure, della mia famiglia, con la pretesa e la speranza di riuscire a parlare anche a tutti gli ascoltatori e a muovere in loro anche solo una piccola emozione. Se queste cinque canzoni riescono in questo intento, allora vuol dire che il mio l’ho fatto.

La domanda che faccio a tutti: quali sono i tuoi artisti preferiti?

Te ne potrei citare tantissimi, ma per brevità te ne indico cinque: Giorgio Canali, gaLoni, Emanuele Colandrea, Gnut e l’infinito Francesco De Gregori.

Link per conoscere meglio Le rose e il deserto

Facebook: https://www.facebook.com/leroseeildeserto

Instagram: https://www.instagram.com/leroseeildeserto_music

Spotify: https://open.spotify.com/artist/7uzNihnFzWlwef1vHCe1Ry?si=VCjQ8oQgR9KiVu4jIhG_Kw

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