Perché i protagonisti dei romanzi maschili sono spesso antipatici

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Non leggo molti romanzi e ho già spiegato il perché , ma mi sono imposta di leggerne dai cinque ai dieci l’anno, contro le decine e decine di saggi che mi fanno da lettura della buonanotte (e non solo). Quando leggo un romanzo cerco, come tutti, di gustarmi la storia dalla prima all’ultima parola, assaporandone attimi, descrizioni, atmosfere ed emozioni. E, col passare degli anni, ho trovato degli strani punti in comune tra romanzi totalmente differenti tra loro, sia per quanto riguarda gli autori, sia per le epoche in cui sono stati scritti.

Questi punti in comune convergono sui personaggi, specie se sono protagonisti maschili, in romanzi maschili, ossia scritti da uomini. Dove voglio arrivare? Ogni (quasi,eh!) protagonista maschile, a cui ha dato “vita” un autore uomo, è spesso uno sfigato o uno impacciato che di solito trova donne che, non si sa per come, muoiono subito ai suoi piedi, talvolta sverginandolo e, magicamente, innamorandosi di lui. Spesso sono protagonisti poco più che adolescenti, che vivono una giovinezza solitamente irritante(perché i giovani sono e saranno sempre irritanti, in ogni epoca).

Spesso seguono scene di sesso estremo, improvviso, non cercato(ah, c’è anche della falsa modestia?) con queste donne che perdono il senno, che utilizzano l’organo sessuale del “malcapitato” per fellatio indimenticabili, per amplessi concitati e spesso veloci, in cui l’uomo è quasi meravigliato di tutto ciò e, allo stesso tempo, compiaciuto. Nel frattempo, gli altri personaggi maschili dei romanzi che sono molto più interessanti e fighi o hanno corna pazzesche oppure muoiono.

Sembra quasi un copione che si ripete per tanti autori, che si tratti di un Henry Miller o di un Pinco Pallino di un qualsiasi romanzo italiano recente(e talvolta indecente, nel senso che è illeggibile), dove il maschio italico riesce a trovare quei momenti sessualmente eroici che nella vita reale probabilmente non raggiungerà mai. Una sorta di compensazione per dare autostima a se stessi o al proprio pene. Tutto ciò pare la solita inconscia idea che ogni uomo vorrebbe per una donna: stupida e sottomessa, in un mondo in cui l’incomunicabilità tra uomo e donna continua a persistere, anche quando si camuffa in una presunta parità dei sessi, ancora ardua da raggiungere. Tocca farsene una ragione?

Sarà una coincidenza, ma ultimamente mi capitano romanzi che hanno sempre questi succitati punti in comune. Forse devo scegliere maggiormente le autrici.

E ora torno a leggere saggistica, fino al prossimo romanzo, che leggerò a forza, ovviamente.

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