
Medico di professione e cantautore per passione, Alessandro Cornio, in arte Cornio, vede nella musica uno strumento importante per fare del bene. In questa intervista non ci parla solo della musica, ma anche della sua raccolta fondi per la Onlus per cui lavora e che si prende cura dei malati terminali. Musica e cuore insieme, per un mondo migliore.
Ciao, parlaci di te: di dove sei e come nasce la tua voglia di fare musica?
Ho sempre voluto fare musica fin da piccolo. A 7 anni ho iniziato a suonare chitarra e, tra una cosa e l’altra, mi sono ritrovato al Conservatorio. Verso i 16 anni, da buon adolescente ribelle, mi sono avvicinato alle rock band e alla musica popolare e ora sono ancora qua con qualche anno in più, ma la stessa voglia di fare musica. Credo fermamente che la musica sia qualcosa di puro e inclusivo. Con il tempo ho sentito la necessità, oltre che di comporre e suonare, di spingermi a un nuovo livello: usare la musica come uno strumento per trasmettere messaggi positivi e fare del bene. Nulla di innovativo, ma è una consapevolezza diversa a cui si arriva solo quando si inizia davvero a fare qualcosa. So che ho ancora molto da scoprire su me stesso e sul mio rapporto con la musica e sono entusiasta di continuare questo viaggio.
Parliamo del tuo EP, Stato d’anima, pop elettronico improntato di atmosfere
cantautoriali e intime. Paranormale e Limite sono brani piuttosto adrenalinici,
mentre altri, come Onde fuori fase e Serena, sono più delle ballad sperimentali.
Parlaci della genesi di questo disco e dicci se, in futuro, vorresti creare nuovi
progetti sulla scia del tuo EP o provare sonorità diverse.
Nonostante faccia musica in varie forme ormai da parecchio tempo, per me Stato d’anima non è solo un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza. I pezzi al suo interno sono i miei primi pezzi da solista, per di più in italiano (in passato scrivevo soprattutto in inglese), e al suo interno ci vedo tante cose di quel che sono stato e di come sono cambiato nel tempo (da questo il titolo dell’EP). I brani trattano di tematiche intime, riflessioni personali su ciò che mi circonda. Sono ancora molto legato alla poesia classica e per questo l’amore è la tematica predominante. Ho registrato i brani presso l’Attic Records, e devo ringraziare Stefania Tasca, con cui mi son trovato molto bene.
Adesso sto seguendo la mia ambizione di fare un album vero e proprio (>10 tracce), perché ci tengo a mostrare un prodotto unitario. Mi sto evolvendo verso un nuovo modo di scrivere e spero che possa piacere al pubblico. Non so ancora dare, però, maggiori indicazioni su come e quando uscirà: spero il prima possibile, anche se l’unica certezza è che voglio dedicargli il giusto tempo.

Tu sei un medico, oltre che artista musicale, e hai creato una raccolta fondi a
favore di Luce Per la Vita Onlus (associazione che si occupa dei bisogni dei malati
terminali), realtà con cui collabori proprio come medico. Ci racconti di questa tua
bellissima nonché importante iniziativa?
Ho iniziato a collaborare con Luce Per la Vita quando ero uno studente di medicina: con loro organizzavo laboratori e conferenze in qualità di rappresentante di EMSA (associazione di studenti di medicina in Europa), e mi sono sempre trovato benissimo, tant’è che siamo rimasti in contatto anche dopo gli anni di Università. Il Sistema Sanitario ha rischiato il collasso e la pandemia di COVID19 ha spesso lasciato indietro molte realtà, tra cui quella delle cure palliative. La mia raccolta fondi aveva lo scopo di sostenere Luce Per la Vita e veicolare questo contributo, grazie alla musica. L’iniziativa si è conclusa il 6 gennaio 2021. Abbiamo raggiunto buoni numeri e sono pienamente soddisfatto del risultato.
Quali sono gli artisti musicali che più ami?
Un genere che adoro e che può sembrare molto lontano dal mio modo di scrivere musica (anche se è solo in apparenza così) è il progressive rock. Tool, Agent Fresco, Porcupine Tree sono tra le band che credo non mi stancherò mai di ascoltare. Vengo da uno stile molto più “straniero”, ma ciò non significa che non segua artisti italiani: tra i miei preferiti ci sono senza dubbio Cesare Cremonini e i Subsonica.
Ascolto anche molto lo-fi, new soul ed elettronica. Cerco di tenermi sempre aggiornato e di spaziare tra vari generi, perché la mia idea di musica si basa sull’innovazione. Brano dopo brano, mi sono accorto di voler sperimentare sempre di più e non vedo l’ora di vedere cosa ne uscirà fuori.
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