
Giovanissima e determinata, con un pop fresco, sperimentale e dal piglio internazionale: ecco Benedetta Raina
Ciao, Benedetta, parlaci di te: di dove sei e com’è nato il tuo approccio alla musica?
Sono di Alessandria, una città piccola dove si conoscono tutti. Un paesone. Ho iniziato ad amare la musica e a cantare fin da piccola, coltivando anche una passione per la scrittura. A 14 anni, ho provato a unire le due cose e a comporre le mie prime canzoni suonando la tastiera.
Tanti usano nomi d’arte, tu, invece, usi quello tuo di battesimo. Come mai questa scelta?
Ho pensato a lungo ad un nome d’arte, ma non ne ho mai trovato uno che mi convincesse a tal punto da mantenerlo magari per sempre. Ho avuto un po’ paura, forse, a trovarne uno, proprio perché sono una persona che cambia idee e passioni come niente. Avrei potuto pentirmene, insomma.
“Frammenti” è il tuo EP, che contiene cinque tracce in cui pop ed elettronica si incontrano in un sodalizio che le rende uniche nel suo genere. In Italia, infatti, il suono delle tue canzoni è ancora “poco battuto”, mentre è presente in un certo pop che viene soprattutto da Oriente, tipo il K-pop. Ne vedi dei collegamenti?
Mi fa piacere questo accostamento, davvero. Anche se personalmente ora non vedo molte influenze di quel tipo nella mia musica, amo il K-Pop, e mi piacerebbe includere ancora di più qualcosa che ne derivi. Nei miei prossimi lavori, ad esempio, vorrei provare ad assottigliare il confine tra italiano e inglese, proprio come nel K-Pop è stato fatto con la lingua coreana.

Quali sono i tuoi artisti musicali preferiti del momento?
Lorde, Conan Gray e Harry Styles. Nelle mie playlist da settimane e non se ne vanno più.
Ti piace la musica del passato e se sì, quale? Nel caso non ti piaccia, però, spiegaci lo stesso il perché.
Adoro la musica del passato, ho avuto fin troppe fasi che la riguardano. Fase Queen, Bowie, Beatles, fase Nirvana, fase Radiohead, i Cure, e tanti tanti altri. Ho proprio una forte nostalgia di tempi che non ho nemmeno vissuto.
Tu sei giovanissima e suppongo che il tuo target siano i tuoi coetanei. Oppure senti il bisogno di comunicare qualcosa anche alle generazioni più grandi?
Mi piace arrivare a tutti, alla fine ognuno di noi è o è stato un adolescente. Certo quando si ritrova qualcuno di più piccolo, magari vedendo la mia musica anche come una guida o un esempio, mi sembra di vedere il cerchio chiudersi. Provare ad ispirare qualcuno è l’unico modo che ho per sdebitarmi con la musica e con gli artisti che in alcuni momenti della mia vita hanno rappresentato una voce di salvezza.
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