
Prendi un canale, Midnight Factory (grazie, Prime, del 14 giorni gratis!), prendi due film, uno australiano e l’altro canadese e tiri fuori da entrambi una bella critica alla società odierna. Senza retorica. Il cinema “di paura” è ancora in forma.
Sissy, quando il bullismo infantile diventa un demone interiore
Sissy è un thriller -anzi, più slasher- che si può definire sociale e segue la storia di una adolescente, Sissy, influencer di mindfulness un po’ fai da te, cosa che, però, la fa sentire psicologicamente bene, oltre che amata. Tutto questo, per tenere a bada un demone interiore -nato dal bullismo subito da bambina- che si risveglia quando un’amica di infanzia la invita al suo addio al nubilato. Con conseguenze terribili per tutti.
I registi Hannah Barlow e Kane Senes presentano la storia di Sissy in modo crudo e realistico, senza risparmiare allo spettatore il dolore e la sofferenza che la protagonista deve sopportare. Tuttavia, il film non si limita a mostrare il lato oscuro dei social media e del mondo, spesso finto, degli influencer, ma offre anche una riflessione su quanto il bullismo, specie psicologico, lasci pesanti strascichi nella vita di chi lo ha subito. Un film, inoltre, molto “femminile”, capace di tirar fuori le sfumature dell’animo della protagonista e delle altre ragazze presenti.
Sissy si distingue, inoltre, per la sua attenzione al dettaglio e per la capacità di mostrare le conseguenze reali e distruttive del bullismo infantile. La recitazione di ogni attore, in particolare quella di Aishaa Dee, che interpreta Sissy, è incredibilmente autentica e coinvolgente. Insomma, in questo film funziona davvero tutto e mi dispiace per chi parla di un “già visto”.
Slaxx, quando un jeans uccide
Slaxx, invece, si può definire un horror-comedy sociale canadese ed è diretto da Elza Kephart. I dipendenti di un grande magazzino si ritrovano intrappolati all’interno del negozio, durante la notte, con un paio di jeans (pronti per essere lanciati sul mercato) posseduti, che uccidono chiunque incontri sulla loro strada. Il film ha un concetto originale e bizzarro che si basa su un’idea semplice ma efficace, il che lo rende un’esperienza divertente e spesso sorprendente. La regia di Kephart è solida e le sue scelte creative aiutano a creare una tensione costante e una sensazione di claustrofobia, dal momento che gran parte del film si svolge all’interno del negozio dopo l’orario di chiusura (anzi, lockdown, ma non c’entra il covid 19). L’idea del jeans che uccide, però, non è fine a se stessa e non nasce per divertire lo spettatore, dato che la “possessione” dell’indumento arriva da una storia molto triste di sfruttamento del lavoro in India.
La satira di Slaxx è intelligente e pungente, presentando in modo efficace le problematiche del capitalismo moderno, come la disumanizzazione dei lavoratori, la cultura dell’usa e getta e l’iper-competitività. In questo senso, il film invita lo spettatore a riflettere sulle conseguenze negative del sistema economico attuale, sottolineando il fatto che il prezzo del consumo e della comodità a tutti i costi (in questo caso, quella del jeans) può essere altissimo.
Due film che sanno distinguersi
In entrambi i film funziona la commistione tra horror e slasher con tematiche fortemente sociali e attuali come non mai, inserendo anche elementi che non mancano di essere provocatori e a volte divertenti, se non catartici.
Insomma, sia Slaxx sia Sissy sono film che sanno davvero distinguersi nel panorama del cinema “di paura”. Forse perché non provengono dagli USA, ormai spesso privi di originalità nel cinema di genere?